Don Luigi Sturzo
Il 17 giugno del 1952, ricordando Maria Montessori, don Luigi Sturzo scrive:
“1907: ero da due anni sindaco di Caltagirone. La scuola mi interessava più di ogni altro ramo dell’amministrazione: non invano avevo insegnato per dodici anni al seminario vescovile, ed avevo già fatto le prime battaglie per la libertà della scuola.
Le mie gite a Roma erano frequenti allora, sia per l’associazione nazionale dei comuni, della quale ero consigliere, sia per gli affari del mio comune: così mi capitò di incontrare presso amici la dottoressa Montessori che mi invitò a visitare la sua casa nel quartiere San Lorenzo. Sapevo che sospetti di naturalismo ne avevano ostacolato l’iniziativa; dopo un lungo colloquio decisi di visitare le scuole e rendermi conto del tipo di scuola e delle ragioni del metodo.
Andai più volte a San Lorenzo: il mio interessamento si accrebbe di volta in volta; e Maria Montessori non dimenticò mai il piccolo prete che per il primo aveva preso diretto interesse alla sua iniziativa, l’aveva incoraggiata, ed aveva affermato che nessuna pregiudiziale anticristiana fosse alla base di quell’insegnamento; cosa che poteva essere introdotta in questo ed altri metodi da maestri non credenti.
Da quel periodo iniziale non ebbi occasione di rivedere la Montessori che più tardi, in qualche sua sosta a Roma, dopo la fine della prima guerra mondiale, con rapidi incontri per conoscere i progressi delle sue molteplici iniziative.
Poscia a Londra, il giorno di San Luigi 21 giugno del 1925, in una casa religiosa di Fulham Road, mi vedo portare nella mia stanzetta un bel mazzo di garofani bianchi: erano della Montessori ed io ignoravo ch’ella fosse nella stessa città.
Mi si fece viva in un giorno a me caro; in un’ora di forte nostalgia, quando lontano dalla sorella e dagli amici, mi venivano in mente le care feste dell’onomastico, in un paese dove l’onomastico non si ricorda e di amici a Londra non ne segnavo che pochi, anzi pochissimi.
Così ci rivedemmo; e si parlò dell’Italia, soprattutto dell’Italia, e delle vicende nostre e dello sviluppo del metodo Montessori nel mondo, e dei piani del futuro e ricordammo la visita del prete caltagironese alla scoletta di S. Lorenzo […].
Mi sono più volte domandato perché da quarantacinque anni ad oggi, il metodo Montessori non sia stato diffuso nelle scuole italiane. Allora come oggi, debbo dare la stessa risposta: si tratta di vizio organico del nostro insegnamento: manca la libertà; si vuole l’uniformità; quella imposta da burocrati e sanzionata da politici. Manca anche l’interessamento pubblico ai problemi scolastici; alla loro tecnica, all’adeguamento dei metodi alle moderne esigenze.
Forse c’è di più: una diffidenza verso lo spirito di libertà e di autonomia della persona umana che è alla base del metodo Montessori. Si parla tanto di libertà e di difesa della libertà, ma si è addirittura soffocati dallo spirito vincolistico di ogni attività associata dove mette la mano lo Stato; dalla economia che precipita nel dirigismo, alla politica, che marcia verso la partitocrazia, alla scuola che è monopolizzata dallo Stato e di conseguenza burocratizzata”.
Universalità e cultura nel pensiero di Luigi Sturzo, Roma, Rubettino, 2001, pp.282-283.